Fly-Out Isole Italiane 2010

 

Giro d’Italia 2010


Il guasto all'EFIS del nostro Silver Eagle proprio la settimana precedente il consueto Fly-Out di mezza estate (vedi Blog) ci ha costretto a rivedere i piani. Niente avvicinamenti impegnativi in IMC nei fiordi della Groenlandia con la loro meteo scorbutica ma un'allegra scampagnata verso le isole italiane in costante CAVOK.


25 luglio 2010

Conosciamo bene la Sardegna, almeno sotto il profilo aeronautico, ma Tortoli-Arbatax mancava ancora nella lista delle mete raggiunte. Il NOTAM segnala orari di apertura bizzarri, della durata di un paio d’ore più volte al giorno. Le autorità locali ci informano che ciò è dovuto ai collegamenti di linea, tre al giorno in tutto, che animano lo scalo. Al di fuori di queste fascie orarie l’aeroporto è chiuso. Inizialmente ci viene promesso che sarà presente un doganiere per i voli da fuori Schengen. Alla vigilia allestiamo allora un piano di volo diretto Locarno-Tortoli. I venti sono a favore, la durata del volo dovrebbe essere di poco superiore alle due ore. Bisogna programmare bene i tempi, pena la chiusura dell’aeroporto di destinazione e quindi il diverting verso Olbia con tutte le conseguenze del caso. Decollo previsto alle 11:30 locali per un atterraggio alle 13:30 quando apre Arbatax.
Al mattino seguente quando già ci troviamo in aeroporto ci informano dalla Sardegna che il doganiere non sarà presente e che dobbiamo prevedere un altro scalo. Tutto da rifare. Grazie al nuovo software RocktetRoute, direttamente dall’Iphone, compiliamo due nuovi piani di volo: Locarno-Figari e Figari-Tortoli. La scelta dello scalo tecnico è semplice: Figari si trova lungo la rotta prevista, nessuna tassa d’atterraggio, nessun controllo di polizia. Questo ci permetterà di arrivare a Tortoli prima della chiusura pomeridiana.
Il volo è tranquillo ma ci occupa costantemente il pilotaggio poiché il guasto all’EFIS rende inoperativo anche l’autopilota.



Verbania e Intra



La centrale a Trino Vercellese



Pilotaggio in manuale per l’assenza dell’EFIS e quindi dell’autopilota



Sorvoliamo Ajaccio ...



... e quindi Propriano



Finale 23 a Figari


Il turn-around in Corsica si conferma veloce. Spenta la turbina, attendiamo una ventina di minuti prima di chiedere la start-up ed involarci per la Sardegna. Non saliamo oltre livello 100 vista la brevità della tappa. Attraversiamo lo spazio aereo di Olbia bucando numerosi altocumuli. Tortolì è fuori dallo spazio aereo controllato e così Olbia ci lascia a Tortolì Aerodrome Info. Il servizio è comunque eccellente visto anche che siamo gli unici in frequenza! Dopo l’atterraggio incontriamo un problema tecnico durante l’after landing check. I flaps precedentemente estratti a 40° per l’atterraggio si rifiutano di rientrare. Rulliamo al parcheggio e proviamo a risolvere il problema. Rimuoviamo il coperchio in prossimità della radice della semiala sinistra per accedere al meccanismo che aziona gli ipersostentatori. Il motore elettrico sembra solo un po’ fiacco ma per il resto tutto funziona perfettamente. Decidiamo comunque di non estrarre i flaps oltre i 20° durante i prossimi atterraggi.



Attraversiamo altocumuli pomeridiani sopra Olbia



Scorcio del golfo di Orosei (Cala di Luna)



Avvicinamento ad Arbatax. La pista è dietro lo stagno di Tortolì.
A sinistra la piccola isola dell’Ogliastra


L’aerostazione di Tortolì ha un aspetto molto familiare e tranquillo. Poi con l’atterraggio dell’ATR42 di una compagnia danese mentre noi siamo indaffarati con cacciaviti e chiavi, l’aerodromo si risveglia bruscamente dal coma: personale al suolo che corre ai propri veicoli, l’autocisterna che si mette in moto, le ragazze dell’handling che infilano i giubbetti fosforescenti e nonostante i loro tacchi da 10 centimetri volano sui piazzali. La polizia mette in moto i dispositivi di sicurezza e il bar toglie il lucchetto al frigorifero dei gelati.
Poi si apre il portello: finalmente scendono i turisti. È grazie a loro che tutto prende vita. Ancora pallidi ma già felici. Intanto all’interno dell’aerostazione, si allunga la colonna davanti al metal detector. Sono i turisti in partenza, molti di loro abbronzati, altri solo arrossati. Con molta pazienza la Security li invita ad aprire il bagaglio a mano: loro, un po’ sorpresi e un po’ arrabbiati ma mai contestando ne estraggono goffamente preziose bottiglie di liquore di mirto con le quali speravano di riscaldare le rigide serate invernali del Nord.
In pochi minuti il boarding è completato, le potenti turbine si mettono in moto e l’aereo scompare più velocemente di quando era arrivato. Il frenetico traffico di taxi e parenti fuori dall’aerostazione nel frattempo si è dissolto. Tutto tace. È trascorsa meno di un’ora. E noi siamo rimasti soli e senza taxi. Un dipendente dell’aeroporto ci porta gentilmente in albergo con la sua auto privata.



Il tranquillo scalo


Trascorriamo una piacevole serata al Villaggio Saraceno ma dopo il dessert è già ora di pianificare il giorno successivo. Ci recheremo in Sicilia, all’aviosuperficie Giubiliana presso Ragusa. Essa fa parte di un resort con hotel 5 stelle e ristorante citato nella guida Michelin (Eremo della Giubilana). La pista asfaltata misura 600m di lunghezza ma presenta alcune particolarità: è stretta, in salita, concava, termina con un muro di cinta alto 2 metri, è costeggiata da una linea ad alta tensione e soprattutto è investita dalle termiche pomeridiane che spirano dal mare. A causa della pendenza si può atterrare solo in salita verso i monti. Una riattaccata non è allora possibile e con una lunghezza di 600m, il vento a favore di 10-15 Kts rende l’atterraggio azzardato. Si deve quindi prevedere un avvicinamento al mattino prima delle termiche o in serata prima del tramonto. Il simpatico e competente architetto Mancini, titolare della proprietà, ci dà gli ultimi ragguagli per telefono. Abbiamo alcuni problemi da risolvere. Il primo è compilare un piano di volo Y per una destinazione che non ha nominativo ICAO. Una piccola ricerca su Google ci rinfresca la memoria dove in questi casi si inserisce ZZZZ nella casella della destinazione e sotto i remarks alla linea 18 si riporta in chiaro la destinazione. Secondo problema, più importante: Tortolì ci permette un decollo molto presto o molto tardi, troppo tardi per arrivare a Giubiliana con una buona luce. Pazienza ci alzeremo presto e anticiperemo le termiche. Ultimo problema: i flaps. E se non scendessero? O peggio, se scendessero ma poi non rientrassero e dovessimo eseguire una riattacata con full flaps lungo una pista in salita e con vento a favore? Decidiamo per un compromesso: eseguiremo l’avvicinamento con 20°. Saremo solo minimamente più veloci in finale (5 Kts) ma potremo contare su un buon rateo di salita durante la riattaccata e potremo proseguire per Catania se necessario.



Il villaggio Saraceno



Osserviamo dalla stanza un ATR42 in finale


26 luglio 2010

Il mattino seguente alle otto siamo già in aeroporto ma i cancelli sono ancora chiusi. Poi con sorprendente puntualità uno dopo l’altro arrivano i dipendenti e alle 8:30 ora ufficiale di apertura, tutto è pronto. Facciamo Kerosene e ci involiamo con il simpatico controllore conosciuto a terra che ci saluta in frequenza. Saliamo a FL160 sul mare. Sorvoliamo le isole Egadi e quindi Trapani. Sopra Marsala iniziamo la discesa sempre in contatto con Roma Radar che ci lascia a 8000’. Nessun traffico riportato sotto di noi. Voliamo lungocosta per qualche minuto ed iniziamo l’avvicinamento. Riconosciamo la striscia asfaltata da molto lontano, sulle colline di Ragusa. Il rateo di discesa è minimo, entriamo in corto finale piatti e tesi con il torque al 50% della potenza. Toccata decisa sui numeri e ci arrestiamo in meno di trecento metri. Mentre spegniamo la Rolls-Royce del nostro Silver Eagle arriva fulminea una Land Rover; è guidata da Mancini. Il frastuono causato da un nostro deciso uso del reverse sembra abbia causato qualche apprensione all’Eremo della Giubiliana dove è ancora vivo il ricordo del tragico incidente del 2006 quando perirono i tre occupanti di un Mooney del MFGZ durante una riattaccata mancata.


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Cancelli ancora chiusi al mattino



Il Jet-stream subpolare stazionario da giorni ci spinge verso sud



Arbatax e Capo Bellavista al decollo



Veduta della pista dopo il decollo



Le isole Egadi (Favignana e Levanzo dietro Marettimo)



Trapani Birgi



Marsala



L’Aviosuperfice di Giubiliana-Ragusa


Il posto è splendido. La tranquillità è assoluta. L’albergo, a 100 metri dalla pista, è curatissimo. Il personale è solerte e preparato. Saliamo in sella a due rampichini a disposizione della clientela e pedaliamo verso Ragusa, 10 km di falsopiano in salita. Mentre scendiamo le ripide strade di Ragusa squilla il cellulare: è l’ENAC di Lampedusa che dice di non aver ancora ricevuto il fax con la domanda per un permesso di atterraggio da parte nostra per il giorno seguente. Chiamiamo Rita a Locarno che lo invia per l’ennesima volta. Ormai conosciamo il numero a memoria. Ci vuole pazienza: la geografia mostra inconfutabilmente che Lampedusa è più a sud di Tunisi e Monastir. Finalmente tutto è Ok. La cena, consumata nella corte del castello, è eccellente. Il Nero d’Avola di produzione locale concilia il sonno.



L’eremo, antico convento capuccino



Scorci dell’interno




Si parte per Ragusa. In secondo piano l’eremo




Organizziamo il PPR per Lampedusa ...



… sotto stretta sorveglianza



Ragusa Ibla

 

27 luglio 2010

La mattina seguente il tempo è ancora una volta splendido. Superba prima colazione all’eremo e in pochi minuti siamo pronti a decollo. Nessuna formalità, dovremo aprire il piano di volo e prendere contatto direttamente con Malta Control. Il decollo è in stile altiporto francese. Breve corsa di rullaggio con accelerazione fulminea, distacco a metà pista, rientro dei carrelli e quindi planata verso Marina di Raguna seguendo il pendio in discesa. Dopo  40 minuti ci troviamo in corto finale a Lampedusa. Ala destra abbassata e comandi incrociati per contrastare un vento teso al traverso. C’è fermento sul Tarmac, perché un Generale dell’Aeronautica è in procinto di decollare a bordo di un Piaggio Avanti. Poco dopo tutto tace. Breve trasferimento in albergo alla Baia Turchese e quindi in sella allo scooter raggiungiamo la Spiaggia dei Conigli e Cala Pulcino. L’isola è assolutamente brulla, non c’è un solo albero. Eccezionale il contrasto tra le roccie calcaree chiare e l’acqua turchese. Le infrastrutture turistiche sono appena accettabili. I bagnanti si concentrano su due spiagge affollate. A cena gusto delle linguine con uova di riccio, una primizia.



Ci prepariamo per la meta finale, Lampedusa



Lasciamo la Sicilia



Mezzora dopo siamo in finale a Lampedusa



Il Generale si invola sul Piaggio Avanti



Presenza ingombrante davanti alla spiaggia: la nave rifornisce l’isola di acqua dolce



Déjà vu: vent'anni fa Paolo con l’HB-NCB era in questo albergo



I turisti si spostano in scooter. Qui si scende verso la spiaggia dei Conigli



Sono previste aree di sosta per la risalita



Le imbarcazioni sono bandite dal piccolo golfo davanti alla spiaggia



L’isola dei Conigli




Decidiamo per una spiaggia meno affollata. Mezz'ora di cammino ci porta alla Cala Pulcino





L’isola è brulla e senza alberi



I maschi indigeni al lavoro …



… mentre le donne prendono un bagno



Al tramonto la nave ha finito di pompare l’acqua. Si può fare la doccia


28 luglio 2010

Mercoledì, giorno di rientro, è una nuova splendida giornata. Alle otto ci preleva il taxi per l’aeroporto. Attraversiamo il paese di Lampedusa e costeggiamo le spiaggie ancora deserte. In pochi minuti siamo pronti al decollo, avendo rifornito il giorno precedente. Anche da Lampedusa, contrariamente alle informazioni raccolte all’ENAC, non ci si può involare direttamente per la Svizzera. Divideremo così le 700 NM che ci separano da Locarno in due tappe. E ancora una volta Figari è il nostro scalo preferito. Decolleremo con prua nord verso il VOR di Palermo, attraversando le forti correnti sul canale di Sicilia con un angolo di 45° e limitando così la componente frontale a 30 Kts. Lasciata la Sicilia veniamo indirizzati direttamente al punto RONAB e quindi CORSI sorvolando quindi la Costa Smeralda. Lo scalo tecnico è fulmineo. Liberiamo la pista 23 dopo aver eseguito un avvicinamento diretto. Ci scambiamo i comandi senza spegnere la turbina e ci annunciamo pronti al rullaggio . Pochi minuti dopo siamo già livellati in crociera sorvolando i picchi della Corsica. Più a nord sul golfo di Genova il Jet-stream è allineato sull’asse nord-sud ma meno violento e alle nostre basse quote spirano 25 kts. In rotta verso Saronno scendiamo ripidi a margine della CTR di Lugano e poi su Locarno. Impieghiamo 1:36 nonostante il vento contrario, non male.



Sottovento pista 05 al decollo. Veduta del paese di Lampedusa



La costa sud-orientale è bassa



Isola dei Conigli



Doppiamo il capo occidentale: ora dominano i faraglioni



La costa settentrionale: inaccessibile da terra



Sotto Olbia: la Tavolara e Capo Coda Cavallo



A nord di Olbia: Spargi, la Maddalena e Caprera



All’estremo sud della Corsica



Bonifacio, in discesa su Figari



Finale 23 a Figari e cambio di pilotaggio



Dopo pochi minuti siamo in rotta per Locarno



Le cime corse ancora innevate



Discesa sorvolando il basso Ticino

 

Video

Riassunto filmato con momenti in volo e a terra.

 

 

 

 

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